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Testimonianza

Settembre 1960. Ero da pochi giorni a Tricarico, lontano dagli affetti e da casa, dopo un periodo nel quale avevo maturato la convinzione di aver avuto la chiamata del Signore e in seguito ad un fitto epistolario, durato più di due anni, con il nostro Padre fondatore. Improvvisamente ha iniziato ad invadermi uno struggente bisogno di tornare a casa e un rifiuto dell’esperienza appena iniziata. La sofferenza che la lontananza dalla mia famiglia mi procurava mi spinse a comunicarla prima alla superiora, Sr M. Antonietta, e poi a Madre Angelica. Entrambe, con infinita dolcezza, cercarono di persuadermi che presto avrei superato quella sofferenza e che dovevo cercare in me il coraggio necessario: il tempo avrebbe dissipato il dolore. Ma la sofferenza non mi faceva accettare nulla e spesso le lacrime solcavano il mio viso. La Superiora Sr M. Antonietta mi propose di parlarne con il Padre. La proposta mi mortificava, considerando il tempo che Monsignore mi aveva dedicato con le sue lettere, mostrandomi anche il suo amorevole affetto paterno. Ciò che accadde, immagine di quello straordinario momento, resta il punto di svolta di tutta la mia vita. Accompagnata da Sr M. Antonietta, entrai nello studio dell’Episcopio, dove sedeva il nostro Padre dietro una piccola scrivania, intento a scrivere bigliettini da visita, che via via toglieva da una pila. Il Padre mi invitò a sedere accanto a Lui. Trovai il coraggio a fatica e tremante gli dissi che volevo tornare a casa perché avvertivo forte il richiamo della mia famiglia, compreso quello della cagnolina BIANCA. Il Padre continuò a scrivere, per nulla turbato dal mio dire e dopo qualche attimo di silenzio mi disse: “Se Wanda non fosse venuta a dirmi tutto questo, avrei dubitato della sua vocazione. Ma ora sono certo che Dio ti ha chiamata!”. Pose la sua mano sul mio capo e mi chiese di sedermi accanto a Lui per incollare francobolli su quei bigliettini e continuò a scrivere in perfetto silenzio. Ad ogni francobollo che incollavo, sentivo alleggerirsi la mia sofferenza e piano piano nel mio cuore si rafforzava la certezza di una scelta che quell’illuminato Padre aveva già visto in me. Imbucai i bigliettini che mi chiese di spedire e piena di gioia tornai a Santa Chiara. La preghiera del Padre ha ottenuto per me lo spirito di fortezza, che mi ha fatto rispondere con gioia alla chiamata del Signore.
Suor Maria Raffaella Puzio

Testimonianza

Tramite mia sorella Ester avevo conosciuto le suore Marcelline e il mio pensiero era andato a loro, poi l’ho rifiutato perché avevano rifiutato di accogliere mia sorella, per motivi di salute. Il Signore ha permesso così, perché aveva previsto un’altra strada per lei, quella del matrimonio. Ho conosciuto le Discepole alla processione del Corpus Domini, col mantello e il velo bianco. Ho sentito un colpo dentro di me. Il mio direttore spirituale, don Raffaele Mastria, mi ha invitata a partecipare al Gruppo delle Oasine, che si incontravano dalle Suore Discepole e la responsabile era Sr Franca Mastrangelo, suora giovane piena di entusiasmo. Ogni domenica ci incontravamo e così una di queste domeniche decisi di parlare con Sr Franca del mio desiderio di essere suora Discepola; mi ascoltò con interesse e mi disse di pregare e di lasciarmi guidare dal mio direttore spirituale, che era anche il confessore della comunità, e così feci. Già da 4 anni lavoravo come commessa in un grande negozio, i proprietari del negozio avevano due bambine, che frequentavano la scuola d’infanzia delle Discepole. Mi chiesero di accompagnare le bambine a scuola e io con grande gioia accettai perché era un motivo in più per vedere e parlare con Sr Franca. Arrivo al momento importante di questo cammino: un giorno, mentre ero al lavoro, venne Sr Pierluigia, allora ragazza che viveva dalle suore, e mi disse che dovevo andare subito perché c’era il Padre Fondatore e mi voleva conoscere. Il padrone non mi volle mandare. Dopo qualche minuto venne un’altra ragazza a chiamarmi, dicendo che il Padre mi stava aspettando; ancora una volta non mi volevano mandare. Allora mi feci coraggio e dissi: “O mi mandate oppure me ne vado per sempre e non ritorno più”. A questa mia decisione mi dissero: “Vai e torna subito”. Arrivai, mi misi in ginocchio vicino al Padre, che era seduto nello studio della superiora Sr Chiara. Mi fece tante domande: se volevo veramente farmi suora, se mi piaceva pregare, mi spiegò l’importanza della preghiera, soprattutto dell’adorazione, mi chiese se avevo un direttore spirituale, ogni quanto tempo mi confessavo e facevo la direzione spirituale, che titolo di studio avevo, se mi piaceva studiare… A questa domanda risposi che non ci tenevo a studiare ma che volevo essere soltanto suora e lui si mise a ridere. Dopo tutte queste domande mi disse che era stato contento di avermi conosciuta e mi mise una mano sulla fronte per benedirmi, quella mano non si staccava più dalla mia fronte. Fu una benedizione speciale che non ho mai dimenticato. Ogni volta che si sentiva con le suore di Nardò, chiedeva sempre: “Che fa la commessa? Ha deciso di partire?” Ecco il momento decisivo della mia vocazione: sono partita la sera del 10 settembre 1962, ho viaggiato tutta la notte con mio fratello Carlo, arrivammo a Villaricca la mattina. La mattina dell’11 settembre dovevo andare a Tricarico, perché il 12 si doveva festeggiare l’onomastico di Madre Maria. Mi trovai vestita con un camice nero e i capelli a trecce. Dopo la festa tornammo a Santa Chiara e iniziai con gioia e serietà l’esperienza del mio cammino di formazione. Il 2 luglio 1964 ho emesso i primi voti e nel 1969 i voti perpetui.
Oggi, 15 novembre 2020, per grazia di Dio mi ritrovo ancora Discepola di Gesù Eucaristico e ringrazio il Signore che nonostante le difficoltà della vita quotidiana, non ho mai avuto dubbi o insicurezza che il Signore mi chiama a vivere la vita consacrata, donandomi con amore. Porto sempre con me le parole del mio direttore spirituale: “Maria, ricordati che chi mette mano all’aratro e volge indietro lo sguardo, non è degno di me”.
Sr Licia Marra DGE

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”

Con queste parole mi accingo ad esprimere la mia esperienza vocazionale. Fin da piccola ho frequentato l’azione cattolica nella mia parrocchia di Croce Santa. Il mio parroco, don Felice Canelli, usava raccogliere i fanciulli per la preghiera e per i momenti ricreativi, insieme alle Suore, nel cortile della parrocchia. Egli era molto amico del nostro fondatore Mons. Delle Nocche, condividendo insieme la spiritualità apostolica, per questo Don Felice ha voluto le suore Discepole nella sua parrocchia. Un pomeriggio, mentre noi, piccoli e grandi, eravamo riuniti nel cortile per giocare, passò tra di noi un Vescovo che le suore chiamavano Monsignor Delle Nocche, loro fondatore. Passeggiava tra di noi bambini. Noi baciavamo la sua mano e lui ci benediceva e ci accarezzava. Ad un tratto si fermò vicino a me, mi pose la mano sul capo e mi disse: «Tu sarai una delle nostre». In quel momento non capii cosa volesse dire con tali parole.
Fu per me una “profezia”. Cammin facendo sentii dentro di me che il Signore mi chiamava alla speciale consacrazione. Poiché ero una ragazza vivace, mandavo via ciò che Monsignore mi aveva detto, pensando che fosse per me una tentazione e cercavo in mille modi di allontanarmi dalle suore e dalla parrocchia. Andai a lavorare dalla sarta; dopo alla cereria fondata dal nipote di Don Felice, che voleva dare un’ impronta religiosa. Andavo con piacere ed ero benvoluta e apprezzata dai superiori. Un giorno mi dissero: «La prossima volta ti aumenteremo lo stipendio». Fu allora che pronunziai per la prima volta: «A me non importa, perché io devo farmi suora». E il superiore mi disse: «Tu ti farai suora quando io mi farò monaco!» Così piano piano cominciavo a capire la profezia che mi aveva fatto il Padre quando mi aveva detto: «Tu sarai una delle nostre». Dopo qualche mese andai a fare gli esercizi spirituali organizzati dall’Azione Cattolica e qui decisi di partire per Tricarico, d’accordo con la superiora Sr Olga, lasciando la mia cara famiglia e un fratello di tre anni, che avevo cresciuto con tanto amore. Ero la primogenita e sono stata sempre amata e accompagnata in tutte le attività da me proposte. Arrivai a Tricarico alle ore 17.00, accompagnata dalle sorelle del Consiglio che ritornavano da Santa Croce. Insieme andammo a salutare il Padre, io non mi rendevo conto di dove mi trovavo. Era il 22 ottobre del 1960. Il Padre, quando mi vide, disse: «Consiglia, ti raccomando di essere sempre allegra». Con queste parole mi accompagnarono a Santa Chiara; ed io ho cercato di tenere sempre allegra tutta la compagnia. Quando qualche nube attraversa la mia anima, ricordo sempre le parole del Padre. Sono trascorsi 59 anni dalla mia consacrazione, non ho avuto mai alcun ripensamento. Sono contenta di essere Discepola di Gesù Eucaristico. Ho amato sempre la mia Congregazione. I superiori che si sono alternati nel corso degli anni mi hanno sempre stimata, amata, accompagnata. Lodo e ringrazio il Signore perché ho conosciuto il Padre fondatore, che è stato per me il punto fisso di gioia e allegria da portare a tutti: bambini, genitori e tutte le comunità che ho incontrate nel corso dei miei anni e continuerò ancora, nonostante i miei limiti, a rendere gioiosa la mia comunità. GRAZIE.
Sr Felicina Palma

Ricordi del nostro Padre Fondatore…

…ed emozioni scolpite vivamente nel mio cuore.
Mi presento: sono Suor Concilia Cirillo, sono nata a Boscotrecase (Napoli); da bambina ho conosciuto le suore D.G.E. Frequentavo la parrocchia Sant’Anna con assiduità e passione. Mamma, con fede autentica, ci curava, ci accompagnava alla Catechesi, e con partecipazione ci seguiva assiduamente. Insieme, papà e mamma costituivano una coppia ideale. Mamma, era una fedele cristiana innamorata di Gesù Eucaristico, amante della vita, il suo desiderio era quello di farci crescere nella fede e nei valori ideali della Verità evangelica, nell’amore di Maria, madre di Gesù e nell’amicizia condivisa con tutti; oltre al Catechismo e alla partecipazione alla Santa Messa domenicale, ci faceva partecipare alle * Gare Catechistiche *, indette dalla diocesi, in più, all’oratorio dell’Azione Cattolica bene organizzati e con massima competenza. Ricordo vivamente come se fosse oggi la laboriosità e la competenza delle nostre suore Discepole amanti di Gesù e tra queste c’erano Sr Melania, Sr Margherita de Cristoforo, Sr Raffaelina, Sr Gelsomina, e tante altre. Le suore erano molto dignitose. L’oratorio era per tutte noi grandi e piccole un dono per rafforzare la nostra crescita, umana, cristiana, sociale. Vivevano di lealtà e di onestà laboriosa con generosa missionarietà apostolica… I sacerdoti ed il parroco collaboravano insieme alle suore, alle famiglie, siamo cresciuti costruendo rapporti autentici mai più cancellati nel tempo; tutti vivamente si ricordano di questa presenza! Ma… un giorno molto triste fu quando nella mia famiglia accadde qualcosa davvero sconcertante: la T.P.N. di Napoli dove il mio papà lavorava venne incendiata dai mafiosi e ribelli di bande cattive…e allora lasciammo Boscotrecase e con tutta la famiglia ci trasferimmo a Napoli, ed infine a Salerno, la città dei nonni e bisnonni paterni. La nostra vita cambiò, dopo quel tempo trascorso in serenità… Sì, ma con sacrificio … e tanta sofferenza! Intanto ero cresciuta; il mio pensiero e il sogno che avevo accarezzato sempre, mi tormentava: era quello di farmi suora, di consacrarmi al Signore! Desideravo a tutti i costi di rivedere le mie suore Discepole oppure scegliere sempre di essere suora, ma missionaria Saveriana. Ritornai a Boscotrecase dai nonni materni e Sr Pierina (allora Gianna) mi fece salutare le suore, ma non trovai le stesse; nel salotto della comunità salutai un gruppo di suore Discepole e Gianna, che mi accompagnava, mi raccomandò di salutarle e andare via. Con tristezza, mi avviai, ma con tante domande in soliloquio! Il nonno poi, ci accompagnò a Napoli. Certamente per le suore era successa una tragedia, che non sto a raccontare! Ritornando a casa, cioè a Napoli, dissi a mamma che desideravo andare a Mugnano di Napoli per salutare e rivedere Sr Raffaelina Granata. Detto fatto, andai. Ritrovai Sr Raffaelina tanto provata, ma serena, mi accolse con molta delicatezza e mi consigliò di prendere un appuntamento con il Noviziato di Marano. Mi disse: Lì potrai trovare un aiuto per capire i tuoi sogni e le tue scelte!
Ritornai a Napoli e seppi da mia zia che Gianna (Sr Pierina) era già partita per Tricarico, per l’ingresso in Aspirantato a Santa Chiara. Allora caparbiamente decisi di andare con due mie sorelle e mia cugina, una domenica pomeriggio, a Marano. Subito, dopo aver pranzato, con i permessi della famiglia, ci incamminammo. Giunte a Marano, con molta facilità trovammo la casa, bussammo alla porta delle suore Discepole, ci venne incontro Sr Gaetana, la quale, con garbo ci accompagnò dalla superiora di allora, Sr Elena; ci fece intravedere alcune novizie che si dirigevano verso una scala. Intanto Sr Elena, con aria accogliente, ci salutò e poi disse: “Ragazze, siete fortunate, ora vi accompagnerò da Monsignore, il nostro Padre Raffaello, Il fondatore che è venuto da Tricarico. Il Padre è qui in questi giorni”. Eravamo contentissime! Sr Elena ci accompagnò da Lui…e restammo sole in dolce dialogo. Appena ci salutò, restammo estasiate della sua paternità e della sua amabilità, come se già ci conoscesse da tempo, ci fissò una per una e ad ognuna diceva o chiedeva qualcosa. Sr Elena, prima di presentarci, disse al Padre sottovoce indicando me: quella lì si vuole fare suora. Il Padre rivolgendo le sue domande ad una ad una, in ultimo chiamò me, dicendo: «E tu ti chiami?» Risposi: “Rosanna” e di rimando mi disse: «Se sono rose fioriranno». Poi, con molto interesse, ci raccomandò, al ritorno a casa, di non fermarci con nessuno …. Infine mi chiamò e, con molta emozione, ma con una forza raggiante che emanava da quello sguardo penetrante, paterno, davvero scrutatore di anime, mi avvicinò, mi affidò un incarico di fiducia, mi disse senza troppe parole: Ora che scendete a Napoli, questa torre di lettere, me le devi imbucare alla Posta Centrale, inviare a Roma, fai attenzione, perché devono arrivare presto. Poi ci benedisse e, felicissime, andammo via, ricche di tanta gioia ritornammo a casa raggianti per aver vissuto un’avventura che mai più avremmo scordato! Nella mia scelta vocazionale sempre ho ricordato questo momento LUMINOSO, di accostamento filiale con il nostro Padre Fondatore. È la riprova più bella di una vita scelta per vivere l’oggi della Chiesa e del mondo e l’identità del carisma, profondamente collegati con Gesù Eucaristia nella sublime vocazione di Adoratrici: in Dio viviamo, ci muoviamo, siamo umilmente Adoratrici della Trinità, unite a Cristo, per vivere, adorare, riparare, ringraziare, supplicare! Con Maria nostra Madre Addolorata, Ti rendo grazie, Signore!

Testimonianza di una Discepola di G. E.

Naturalmente non sono portata a mettere su carta i miei sentimenti, ma questa volta l’invito della Madre a comunicare i ricordi del Padre, mi ha spinto a farlo. I miei ricordi sono infantili, ma per me sono stati e sono sempre tanto preziosi.
Sono nata a Tricarico il 22/10/194… Ero quindi un’adolescente quando il nostro amato Padre Fondatore lasciava questa terra per il cielo, ma quando lo penso mi vengono innanzi i pochi momenti che mi hanno dato la possibilità di conoscerlo. Il primo ricordo risale al 29/05/1954, giorno della mia prima Comunione e Cresima. Una giornata che ha segnato la mia vita con la presenza di due persone speciali:
-La mia maestra di prima elementare, la signorina Ninetta Iuvone, che ci preparò a ricevere i due sacramenti;
-la figura del Vescovo Mons. Raffaello Delle Nocche, che a mezzogiorno, in Cattedrale, nella cappella del Santissimo Sacramento, ci amministrò il Sacramento della Cresima.
Mi colpì la figura del Padre che dal suo volto emanava tanta serenità, dolcezza e luce celestiale. Di quel momento ricordo con tanta commozione il segno di croce che il Padre mi segnò sulla fronte e che non ho mai dimenticato e lungo il cammino della mia vita l’ho sempre considerato come l’inizio della mia chiamata alla vita consacrata. Il 05/03/1955 all’improvviso rimasi orfana di padre e la mia insegnante Ninetta Iuvone, con la direttrice della Scuola Elementare Esterina Massaioli, pensarono di alleggerire la difficoltà in cui venne a trovarsi mia madre, sola con tre figli in giovane età, mandando me, la più piccola, in orfanatrofio a S. Antonio. Anche quell’avvenimento, in seguito, l’ho considerato provvidenziale, in quanto mi ha dato la possibilità di incontrare spesso il Padre. Ed è stato proprio a S. Antonio che ho avuto l’occasione di vederlo quando venne per l’ultima volta in casa Madre: era il 30/10/1960. Ero presente quando il Padre arrivò in macchina. Ho ben chiaro l’incontro che avvenne tra il Padre e Suor Elvira Lombardi, che giaceva a letto da anni e che fu portata dal Padre sulla sedia. Quell’incontro fra persone sofferenti toccò molto il mio giovane cuore. Il terzo ricordo è del 25/11/1960. Stavamo tutte, Suore e ragazze, pregando per il Padre, quando fummo scosse dal rintocco delle campane che a distesa annunziavano la dipartita del Padre. Il giorno dopo mi trovai all’Episcopio tra una fila interminabile di persone, che silenziosamente si avvicinavano al corpo composto nella bara, per dare l’ultimo saluto all’amato e indimenticabile Vescovo di Tricarico. Testimonianza di una Discepola di G. E. Sono grata e riconoscente al Signore per avermi concesso queste piccole occasioni per conoscere colui che, in seguito, sarebbe stato il faro della mia vita facendomi innamorare del suo carisma Eucaristico.
Suor Maria Carmela D’Aloia

Condivisione sulla figura del Venerabile Raffaello Delle Nocche

Nel marzo 1960, appena arrivata a Tricarico, l’assistente mi accompagnò in udienza dal Padre. Lui ci attendeva nello studio. In quel periodo già non stava bene in salute. Lo ricordo umile, silenzioso, molto discreto, con occhi penetranti, rispettoso della libertà delle persone. Fu un incontro silenzioso e di poche parole. Alla fine mi chiese come mi chiamavo e io dissi Malatesta Antonietta e lui mi rispose: – Tu, figlia mia, hai una buona testa -.
M’inginocchiai per ricevere la sua benedizione. Il suo ricordo e la sua figura è rimasta sempre viva nel mio cuore. Da aspiranti, più volte ci accompagnavano per la celebrazione dell’Eucaristia, Monsignore celebrava seduto, perché le sue forze erano indebolite dalla malattia. Il giorno in cui stava molto grave, noi aspiranti stavamo in fila per entrare nella sua camera, passavamo una dietro l’altra accanto al suo capezzale. Non si lamentava, ma il suo sguardo semplice e sereno aspettava il suo incontro con lo sposo. Sostammo per pochi minuti e insieme con i Sacerdoti che erano presenti cantammo il “Magnificat”. La sua morte fu un trionfo; tutti dicevano: “È morto un santo”. Fu un funerale non di tristezza ma di gioia nel pensare di avere un protettore in cielo. Era passato da questa vita ad una vita migliore, quella del paradiso, e all’incontro con il Padre, con Gesù e Maria che Lui amava tanto.
Sr Sandra Malatesta

Nella santa memoria del Venerabile Padre Fondatore: alcuni aspetti.

La sua celebrazione eucaristica.

Nel celebrare i divini misteri, c’era tutto il riflesso dell’amore e del dolore di Gesù, la luce che emanava dai suoi occhi immersi in una realtà interiore con la sua partecipazione a tale mistero; si poteva cogliere in Lui la parola di san Paolo: “Cercate le cose di lassù dove si trova Cristo alla destra del Padre.” (Col 3,1-2).
La celebrazione dei divini misteri, che precedeva le attese ore di adorazione eucaristica, era per il Padre Raffaello, la fonte sempre zampillante alla quale si dissetava e immergeva la sua anima ricolma di Spirito Santo, nell’unica gioia che procurava al suo cuore, nel possesso di tale realtà e pienezza, “Dio con noi, Dio in noi”. Le parole di San Paolo risuonavano in Lui sempre attento all’ascolto; non sono più io che vivo ma Cristo vive in me. (Gal 2,20). Le miserie umane? Che anime e anime di ogni condizione, deponevano in lui liberandosi da ogni peso, non turbavano il suo cuore di Padre e Pastore, abitato dal Dio-Amore. La sua gioia? Vedere incarnato nelle sue figlie spirituali il fine per cui avvenne la fondazione delle Suore D. G. E, essere nella chiesa le adoratrici e riparatrici del Mistero Eucaristico. La realtà di una così intensa vita interiore? La radice profonda della fede nell’adorabile volontà di Dio, con una devozione vissuta alla Santissima Vergine, che il Padre con affetto filiale chiamava Madonna Santa. P.S: Non ero disposta a fare questo lavoro, ho chiesto aiuto al venerato Padre. Durante la notte, nel sonno mi ha istruita, ma il mio rammarico allo svegliarmi è stato grande, diverse sue esortazioni non erano più in me. Dopo questo ho notato in me un risveglio di fede. Ecco uno dei mille miracoli spirituali che il Padre dispensa a chi crede.
Sr Degna Lombardi (nel 30.mo anno di fondazione)

Condivisioni sulla figura del Venerabile Raffaello Delle Nocche

Introduzione della Madre Maria Giuseppina Leo
Offriamo, pubblicandole sul nostro sito, alcune testimonianze scritte da Discepole di G. E. che hanno avuto la grazia di conoscere personalmente il Venerabile Raffaello Delle Nocche come Fondatore e Padre e di essere state guidate e formate da Lui, nella certezza che questa condivisione arricchirà tutte, specialmente chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo mentre era in vita.

Anno 2020

Testimonianza di Sr Chiaralba Russo DGE
Partita da Lecce il 17 ottobre 1959 per Tricarico, ho ricevuto la visita delle mie due sorelle e di mio fratello nei giorni di festa tra Capodanno e l’Epifania. Con loro sono andata a trovare il Padre e Lui si è mostrato affettuoso, semplice, e per metterli a loro agio ha chiesto in dialetto leccese “sapete parlare lu rusciaru?”. I ragazzi hanno riso insieme a Lui e il colloquio è stato più facile. Usciti fuori dall’Episcopio, si è manifestata con me la loro meraviglia perché non potevano credere che un Vescovo si comportasse come un qualunque sacerdote; questo perché a Lecce il Vescovo lo si vedeva solo nelle Celebrazioni solenni e non certo per parlare con confidenza e scherzando. Questo era, invece, lo stile del nostro amato Padre Fondatore: trattava tutti con semplicità e senza pompa, mettendo tutti nelle condizioni di sentirlo padre ed aprire il proprio cuore. Nel tempo che sono stata a Tricarico, dove anche insegnavo, vedevo che le convittrici, a turno, andavano da Lui per confessarsi ed alcune lo avevano come guida spirituale. Ho subito compreso che Lui curava ogni anima, perché unisse alla crescita umana anche quella dello spirito. Rimasi sola in gennaio come Postulante, mentre le altre partivano per i due noviziati di Marano e Tricarico S. Antonio, io rimanevo per completare l’anno d’insegnamento. Lui disse alla Superiora Sr Maria Antonietta, che andava tre volte la settimana alla celebrazione della Messa nella Cappella dell’Episcopio, di portarmi con lei; così io ho potuto godere, da gennaio a giugno, di questo dono e soprattutto delle Sue parole prima di tornare a S. Chiara, anche se non ricordo tutto quello che mi diceva ogni mattina quando lo salutavo, ma mi raccomandava di pregare per Lui perché aveva tanti dolori. I ricordi particolari sono pochi: Una volta che comunicavo a Lui di non ricevere nessuna formazione per il mio Postulato, ma solo una meditazione in più sul Coro con le Suore, ma sempre per conto proprio, mi disse di non preoccuparmi, in noviziato avrei ricevuto tutto quello che serviva per essere pronta alla prima Professione. In un altro momento sentivo il disagio di vivere quel tempo di formazione con tante ragazze più piccole (quell’anno avevano fatto entrare a S. Chiara anche le aspiranti più piccole, che prima erano a Mugnano), e vedevo delle piccinerie che mi facevano perdere del tempo. Lui mi rispose senza entrare nel merito: “Rita perché si trova qui? per farsi santa, quindi guarda la meta, non le cose della terra che passano”. Questa frase non l’ho mai dimenticata e mi ha aiutato in tutti i momenti della mia vita, nei quali la natura mi portava a guardare le cose transitorie. L’ultima volta che ho parlato personalmente con il Padre è stato il giorno che dovevo partire per Marano, per iniziare il noviziato. Il Padre stava molto male ed ho avuto solo io il permesso di entrare nella sua camera da letto e non la Suora che doveva accompagnarmi durante il viaggio, perché doveva darmi un messaggio per le sorelle che, come me, dovevano entrare in noviziato. Sono entrata nella sua camera accompagnata da Sr Carla Schilardi; il Padre non era nel suo letto, ma steso su di una brandina accanto al letto, con le gambe rannicchiate, e mi disse: ”Figliuola, prega per il Padre, perché forti sono i dolori: devi dire alle Postulanti e Novizie che devono fare l’Esame Canonico, che questa volta non posso essere io, ma la persona che verrà è degna della più grande stima e loro devono essere sincere, come se fossi io presente”. Dopo mi benedisse ed io partii e nello stesso pomeriggio feci l’Esame Canonico con Mons. Antonio Zama, non ancora Vescovo. Ho rivisto il Padre a Tricarico per la Professione unificata dei due noviziati. Lo andammo a salutare in Episcopio, Lui era seduto su una poltrona girevole verde e facemmo con Lui la foto ricordo, poi ci benedisse. Mi dispiacque sapere che la nostra foto di novizie era uscita bruciata e quindi mi manca questo ricordo, ma rimangono le sue parole che porto nel mio cuore con la sua figura paterna e luminosa per santità, parole che hanno accompagnato il mio cammino e sempre lo faranno sino all’ultimo giorno della mia vita.

Assunzione Beata Vergine Maria

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
(Lc 1,46-55)